La malattia è un'interruzione del nostro vivere: arriva con la sua forza di rottura e separa il tempo in un "prima", dai tratti più svariati, e in un "Adesso", doloroso e confuso.

La nostra vita scorreva tranquillamente quando, all'improvviso, ecco un'influenza che ci butta a terra per una settimana o un'appendicite acuta che ci porta dritti in sala operatoria, oppure un'anemia che indebolisce e che ci obbliga ad angosciose ricerche diagnostiche. A volte un'osservazione più attenta può rivelarci che la nostra vita non scorreva proprio del tutto tranquilla, e che, forse, non era del tutto nostra. Quel che conta è che ora stiamo male e ci sentiamo traditi perché la crisi, anche quando è preannunciata da mille segnali, ci coglie sempre di sorpresa. Il corpo ci ha giocato un brutto scherzo ... il corpo può fallire ... non è più una casa sicura. Anzi ci ostacola, ci rovina la giornata. Lontanissimi dall'idea che possa avere un qualsiasi senso, anche solo biologico, viviamo la caduta in crisi con dolore e disorientamento, con rabbia e frustrazione. E spesso con paura. Non potrebbe essere altrimenti. Eppure l'evoluzione naturale non ha eliminato la possibilità di crisi e di malattia. Intere specie viventi si sono estinte, così come diversi organi e funzioni si sono atrofizzati nel corso di milioni di anni per ricomparire, in forme diverse, in specie diverse. Ma la malattia no. Se questa fosse solo una dimenticanza o un errore, avrebbe già da tempo impedito la Vita nella sua multiformità. E invece non è così. Anzi, tutto induce a credere al contrario e cioè che proprio attraverso la crisi, nei suoi vari aspetti, la Vita rimescola la sua materia biologica e si afferma in modo sempre più complesso e consapevole. Dunque la malattia, per quanto dolorosa e sofferta, costituisce un momento fondamentale del vivere individuale e collettivo, senza il quale paradossalmente non può esserci salute ed evoluzione, sia della materia che della coscienza. Solo così, infatti la natura spezza lo stato di cose precedente, il vecchio schema, e crea lo spazio per ricrearne un altro più adatto al presente. Il problema per noi che la viviamo sulla nostra pelle, è che la crisi - malattia ci precipita nel disagio, senza darci suggerimenti diretti e leggibili sui cambiamenti da fare per stare bene. E la patologia ci appare tanto più "muta e oscura" quanto più è grave, invalidante e talora mortale. Ma come? viene da chiedersi. Se essa arriva per farci stare meglio, perché ci fa così male? E come posso attribuire un senso a qualcosa che rischia di farmi morire? Attraverso il modello di visione psicosomatica più rispondente alla natura dell'uomo nella sua vastità e complessità, raccogliamo intuizioni di senso, consigli e orientamento dall'evento-malattia, senza chiuderlo in un significato preciso e immutabile. Così se è possibile rintracciare tappe psicopatologiche e atmosfere esistenziali comuni a quasi tutti gli individui con quel preciso disturbo, è anche vero che uno stesso sintomo può avere un senso completamente diverso, a volte addirittura opposto, per una persona rispetto ad un'altra. Serve perciò uno sguardo neutro e aperto, che rifugga da integralismi, e cerchi di cogliere di volta in volta l'atteggiamento migliore per quel sintomo, in quel momento. Una visione davvero psicosomatica, e in tal caso olistica, deve sapersi plasmare sul dinamismo della realtà a cui si applica. Secondo questa chiave di accesso al corpo, ogni organo o tessuto è depositario d'immagini arcaiche e di funzioni primarie, presenti in noi fin dalla notte dei tempi, che rappresentano "un modo di essere al mondo": per esempio, la dimensione della pelle a quella della relazione con il mondo, quella dello stomaco è la disponibilità ad accogliere, quella del sistema immunitario è il sistema di allerta ecc. Ognuno di noi possiede tutte queste dimensioni, ma crescendo abita preferibilmente una o alcune di queste: uno può vivere in stato di allerta, un altro agisce in base alle sensazioni " a Pelle", e via dicendo. Ciò significa che chi è calato in questo stato, quando ha un problema o un conflitto interiore inconscio potrà esprimerlo più facilmente a livello della funzione organica. Al contempo, quando si presenta un sintomo, l'organo in cui esse insorge ci può raccontare diverse cose che la persona non sa di se stessa e che possono aiutare a trovare la giusta via di guarigione. Una guarigione peraltro, che non va intesa solo come sparizione dei sintomi, ma come l'approdo ad un nuovo equilibrio più in sintonia con l'essenza della persona.

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